A CIELO APERTO

matteo montani

“..Vanno, vengono, ritornano, e magari si fermano tanti giorni, che non vedi più il sole e

le stelle, e ti sembra di non conoscere più, il posto dove stai..”

(da Le Nuvole di Fabrizio de Andrè, 1990)

Per la prima volta, la OTTO Gallery presenta nei suoi spazi una mostra personale di Matteo Montani. Per l’occasione, l’artista che vive e lavora a Roma, porta alla OTTO Gallery un nuovo ciclo di paesaggi introspettivi e fluttuanti dipinti su carta abrasiva fatta di silicio e carbonio, gli elementi di cui sono composte le stelle. Sono quadri che rappresentano panorami di altostrati di nubi immaginarie ed impalpabili, fondali neri attraversati da squarci siderali, una velata epifania di colori tendenti all’azzurro e al blu reale che formano immagini di non-luoghi interiori ed introspettivi. Il cielo è il comune denominatore di questa serie di dipinti tratteggiati su un supporto così materico, ruvido e scuro quale la carta abrasiva, che qui viene messa a tacere e quasi denaturata da stratificazioni di tenue colore liquido: olio e trementina. La carta abrasiva intelata viene aggredita e subordinata da nuvole intangibili che formano effetti cosmogonici ed incantati di vapori acquei.

Questi squarci di cielo e di nubi si contrappongono in maniera netta al quadro intitolato Quartetto per la fine dei tempi posto nella seconda sala della galleria. L’opera, una grandissima quinta teatrale composta da quattro lunghissime strisce di carta abrasiva, è ispirata all’omonima composizione che Olivier Messiaen scrisse nello Stalag VIII, un campo di concentramento vicino a Gorlitz, in Slesia, nel 1940. Come il compositore che scriveva musiche di grande sontuosità e spudorata grandiosità, anche Montani in questo caso preferisce utilizzare colori molto accesi ed opulenti e di sapore orientale: l’azzurro ed il blu che la fanno da padrone nelle altre due sale della galleria, sono quasi abbandonati e travalicati da un rosso sanguigno e da campiture dorate, come se qui si rappresentasse la terra aggressiva contrapposta alla calma del cielo. Il tramite tra i due mondi è forse nel frontespizio della partitura di Messiaen che così dice: “In omaggio all’Angelo dell’Apocalisse, che stende la mano verso il cielo, dicendo ‘Il tempo non sarà più’”.

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