EX CENTRICO

paolo bufalini, filippo cecconi, edoardo ciaralli, daniele gagliardi, ilaria minelli, andrea parenti, maria rosa res, li zhuwei

a cura di Luca Caccioni

Esposizione realizzata in occasione di OPENTOUR – Accademia di Belle Arti di Bologna – Scuola di Pittura – Arti Visive

 

Salendo il torrente, mi sono seduto su questa pietra già tiepida e, i piedi in acqua, ho preso il notes e la matita stenografica, che non se ne trovano più e che se si bagnano le pagine il segno copiativo diventa quasi indaco.

Ma rimane.

Da queste parti saliva Dino Campana a mangiare i “bruciati” (le caldarroste) e questo tipo di cibo, per lui quasi uno svago, sembrava avere effetti positivi sui suoi disturbi psichici.

Ora non so che analogia o particolare coincidenza ci sia tra Lui (maiuscolo, e basta solo per i canti orfici) e ciò che andrò a scrivere, e soprattutto perché ho deciso di scriverlo qui, dove stava lui, ma quando si evoca, come per una magia arcana, torna tutto, e la definizione letterale di eccentrico si riferisce a “persona strana cioè che pensa ed agisce diversamente dai più” e calza perfettamente al Nostro.

E ai nostri otto.

“Se siete un uomo d’azione la vita ve lo dirà e se siete artista il mare ve lo dirà”, scriveva.

Ora che lo stupore come fine unico, effimero e immediato ha sostituito il sublime nelle arti contemporanee, dove Boileau descriveva con parole sicuramente migliori delle mie il sublime come “qualcosa che non può essere, per dirla esplicitamente, provato o dimostrato, ma una meraviglia che colpisce e suscita sentimenti”, mi “tocca” di segnalare, perché mi ci sto imbattendo e ho deciso di farlo proprio per questa occasione, in una generazione di allievi studenti che lavorano “invece” o “altresì” alle tendenze, lucidamente rispetto ai concetti e ai manierismi concettuali, stereotipi continuamente ripresi nelle fenomenologie del contemporaneo.

Qui mi piace usare, per rigiustificare il titolo della mostra e introdurre il lavoro di otto giovani artisti e per puro gusto dell’uso della metafora, un’altra definizione di eccentrico dal vocabolario, quella della geometria:

  1. a) che è fuori del centro, che non ha il medesimo centro; si dice in particolare di due cerchi contenuti l’uno nell’altro, ma con centri diversi (opposto a concentrico).
  2. b) che è lontano dal centro.

A dei concetti squisitamente antropologici di guida poetica, ai quali, forse con eccesso di presunzione potrei attribuire la paternità ai seminari che tengo ogni anno in accademia, in questa nuova generazione (e non sono solo questi otto) si affianca, scevra da dogmi e maniere, una ricerca anarchica del sublime che la cultura contemporanea dell’estetismo ha avariato se non addirittura rovinato, alla ricerca di un rituale narrativo che cela inconsciamente e naturalmente un dato eversivo, destinato a mettere in crisi lo statuto classicista stesso dell’opera d’arte, e la sua compromissione con un sistema di regole e canoni di riconoscibilità e di modelli da imitare. (cit.)

Ho trovato a fatica, cercando, perché non ricordavo dove stesse, un passo bello di Emilio Villa, (anche qui maiuscolo) che ne “l’arte dell’uomo primordiale” certo non usa con accezioni positive rispetto a una generazione di artisti, ma è pur sempre vero che i tempi cambiano, i significati mutano e che il tempo è galantuomo; questo potrebbe anticipare se non addirittura spiegare quello che ho visto in aula recentemente :

“Cercavano eleganze, forme e formule suggestioni e motivazioni, temi e sapori fossilizzati immagini di sogni confusi e ritagli di purezze inedite, frammenti e scaglie di allucinazioni, brevi scatti evasivi, ricostruzioni di ipotesi morte, simboli e magie, fatti spettrali. Come per grattare di sotto a una spessa crosta una coscienza formale senza storia, istantanea ed esterrefatta, divertimenti inediti..”.

Ora mi rimetto in cammino, tempo di risalire.

E di pescare.

Casetta di tiara, 26 maggio 2018.

 

Luca Caccioni

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